Lazio, la nuova impronta di Baroni

Leggi il commento sui biancocelesti alla vigilia della sfida contro la Fiorentina al Franchi
Stefano Chioffi
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Il primo nemico era il confronto con il passato, ma Baroni e la Lazio hanno capito come governare gli eventi. Sapevano di giocare contro un gigante invisibile: il secondo posto del 2023, la qualificazione in Champions con Sarri, i 207 gol di Immobile, le invenzioni di Luis Alberto, i dribbling di Felipe Anderson, le incertezze di un’estate dominata dai divorzi. In un clima di diffidenza, però, stanno riuscendo a vincere la sfida più insidiosa, quella di non farsi condizionare dai paragoni. Sette punti in quattro partite, otto gol segnati, tre pali colpiti, una crescita costante, solo un rimpianto legato alla sconfitta di Udine, maturata tra errori e distrazioni. Una mentalità che piace ai tifosi. Uno stile di gioco sfrontato, dinamico, spensierato: un’impronta da club di Premier League. Calcio verticale, pressing alto, ritmo, intensità, una brillante e contagiosa incoscienza che ha prodotto un risultato tangibile: la Lazio si diverte, non ha complessi, prende l’iniziativa, invece di gestire la gara prova a comandarla. Energia e istinto. Sta trovando una forma e una dimensione, trasmette emozioni, riesce a mascherare un mercato incompleto.

Con Baroni è una nuova Lazio: le mosse del tecnico

Baroni ha saputo isolarla nella fase più delicata, durante il ritiro in Cadore: l’ha preparata e addestrata alle difficoltà di una piazza esigente e ambiziosa, che rifiutava la prospettiva di un periodo di rodaggio. Non ha chiesto tempo, non ha concesso alibi a se stesso: protegge i giocatori, si assume la responsabilità di ogni errore. Unione e rispetto. In assenza di una mezzala e di un regista classico, si è concentrato su altre soluzioni: ha puntato sul 4-4-2, si è inventato la formula del doppio centravanti, ha rivalutato Castellanos, ha intuito l’abilità di Dia nel cucire la manovra tra centrocampo e attacco, ha chiesto a Zaccagni di fare spesso l’elastico e di partecipare alla fase difensiva. Ha lavorato sugli equilibri di una coppia di centrali decisamente atipica, formata da Guendouzi e Rovella: nessuno dei due è un mediano, il francese cerca l’inserimento e l’ex Juve è più portato alla costruzione. Baroni ha accettato anche il rischio di schierare insieme due terzini d’assalto come Lazzari e Nuno Tavares, ha creato una positiva concorrenza sulla fascia destra tra Isaksen, Noslin e Tchaouna, è riuscito a trasferire subito i concetti di un gioco in cui la mobilità determina ruoli e compiti.

Campionato ed Europa: il calendario compresso un esame per la Lazio

Ora la Lazio è attesa da un altro passaggio: deve dimostrare di reggere il peso di un calendario compresso. Domani la Fiorentina al Franchi, mercoledì la Dinamo Kiev sul neutro di Amburgo, domenica la trasferta contro il Torino. Tre appuntamenti che aiuteranno a completare l’identikit di questa squadra, capace di assorbire la prima regola del suo allenatore: ogni attimo è un’opportunità.


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